Il "Passator cortese"


Il mito del Passator Cortese è parte integrante della cultura e della memoria romagnola. È la leggenda di un bandito che rubava ai ricchi per dare ai poveri, che si è tramandata attraverso le generazioni, anche grazie ai celebri versi di Giovanni Pascoli, che in una delle quartine della poesia “Romagna” scriveva:
“Romagna solatìa, dolce paese
cui regnarono Guidi e Malatesta;
cui tenne pure il Passator cortese,
re della strada e re della foresta.”
In realtà, la figura storica di Stefano Pelloni - il cui soprannome gli venne dal mestiere del padre Girolamo, traghettatore o ”passatore" sul fiume Lamone - è tutt’altro che eroica e men che meno romantica. Pelloni fu un brigante italiano attivo nella Romagna di metà ottocento, considerato il più efferato tra i briganti romagnoli.
A poco più di vent’anni entrò a far parte di un gruppo di briganti di cui egli non fu mai il vero capo, ma un'importantissima figura di riferimento. In breve tempo, la banda del Passatore divenne sempre più numerosa e capace di efferate violenze. Essa operò per tre anni nella Romagna Pontificia tra le Legazioni di Ravenna e di Ferrara, tenendo in scacco la gendarmeria grazie a una vasta rete di spie, informatori, protettori, ricettatori e addirittura uomini delle forze dell'ordine.
Nonostante l’estrema violenza delle sue azioni - in alcuni casi faceva letteralmente a pezzi le sue vittime - il Passatore si mostrava generoso con la popolazione più povera, la cui connivenza era utile per la buona riuscita delle sue scorribande. Fu forse questo aspetto del suo modus operandi che contribuì a creare la fama di "Robin Hood" romagnolo che si è poi consolidata nei secoli.
La storia del Passatore si intreccia con quella di Longiano e di Palazzo Vicini, quando, il 28 maggio del 1850, il bandito, insieme ai suoi compari, assalta Longiano. Utilizzano una tecnica di comprovata efficacia: rubano i vestiti alle guardie, si travestono da gendarmi ed entrano nel paese. Uccidono un soldato e due cittadini, racimolano un bottino di 6632 scudi, poi entrano in una locanda, si ubriacano, pagano l’oste ed escono da Longiano a notte fonda. La leggenda tramandata dai diversi proprietari di Palazzo Vicini vuole che il foro presente sul portone di ingresso della residenza sia stato causato proprio dal colpo di archibugio del Passator Cortese in quella occasione.
Le gesta di Stefano Pelloni - Stvané de Passador - si interrompono bruscamente il 23 marzo del 1851, quando viene ucciso in uno scontro a fuoco dal comandante Apollinare Fantini.